Disobbedienza civile: come, quando e perché

E' sempre giusto obbedire alle leggi? Anche quando queste violano i più radicati principi morali umani? Ci sono situazioni in cui si può, o si deve, disobbedire allo Stato?
Questi e altri sono i dubbi che attanagliano coloro che comincino a dubitare dell'assoluta bontà della Legge e delle leggi. O, ancora, coloro che, spinti dalla Legge a compiere un atto che non considerano conforme alla propria modalità, meditano sulla possibilità di dis-obbedire.
Non è certo una novità, questa. In realtà, però, la pratica della disobbedienza civile non è poi così antica.
Il primo che teorizzò, ma mise anche in pratica, i principi della disobbedienza civile, visse quasi duecento anni fa: Henry David Thoreau (1817 - 1862) è a ragione considerato l'iniziatore di quell'attività di opposizione della morale, individuale e collettiva, alla coercizione statale. Thoreau aveva evidentemente intuito che sono i cittadini che formano lo Stato e non il contrario, e dunque questi esistono prima di quello. Cosa significa, in sostanza? Significa che lo Stato agisce per conto e per volere dei cittadini. Qualora la volontà popolare si opponesse, la macchina statale si bloccherebbe. Questo attribuisce agli individui, e al popolo, un potere enorme, un potere che si attua non-agendo.
"Cosa faccio" - si chiedeva Thoreau - "se lo Stato mi impone di pagare una tassa per finanziare una guerra che non sostengo e non approvo?" "Semplice" -  si rispondeva - "basterà non pagare". E così Thoreau fece, non pagando la poll-tax per finanziare la guerra espansionista degli Stati Uniti contro il Messico. Ma Thoreau protestava singolarmente, e finì in carcere, fino a quando la zia pagò la tassa al posto suo. Dunque Thoreau ha fallito, direte voi, nel suo obiettivo di impedire agli Stati Uniti di condurre una guerra ingiusta. Invece no, e questo per due motivi:
1) Motivo "morale": l'azione di Thoreau è stata provocata, anzitutto, da un'esigenza morale. Egli non voleva rendersi complice di un'atto ingiusto, ed in questo ha avuto successo, dacché non ha pagato la tassa.
2) Motivo "storico": cosa sarebbe successo se, insieme a Thoreau, si fosse ribellata una consistente parte del popolo americano? Dal momento che l'attività bellica trova il suo fondamento nel finanziamento, è evidente che non ci sarebbe stata nessuna guerra da parte degli Stati Uniti. Ma così non avvenne, mi si risponderà. E' vero, ma grazie all'esempio di Thoreau, le generazioni future sarebbero state consapevoli di uno strumento estremamente efficace e lo avrebbero utilizzato per condurre altrettanto efficaci campagne di protesta contro lo status quo ingiusto.

A questo punto ci rendiamo conto che rendere inefficace una legge o un provvedimento ingiusti è possibile, con la disobbedienza civile.
Dovremmo ora stabilire quali siano i presupposti per una giustificata ed efficace protesta di questo tipo.

La prima cosa da fare è rendersi conto che si sta subendo un'azione o un provvedimento ingiusti. Sembrerà banale, ma potrebbe non essere scontato l'essere fin da subito coscienti di uno stato di cose deprecabile. Questo perché se uno stato di cose è parte "legittimata" di una società, quella società ce lo fa sembrare come normale, onde evitare sovvertimento dello status quo. Ecco dunque che ciò che dovremmo sapere in anticipo è che le società contemporanee di modello occidentale non sono strutturate per accettare il dissenso, non quello serio: un disobbediente civile difficilmente sarà visto come un paladino della giustizia dall'establishment.
Per capire dunque se siamo testimoni di una situazione ingiusta, dovremmo avere a disposizione una sorta di "repertorio morale universale": dovremmo quindi aver ben presenti quelle nozioni morali universalmente condivisibili. Torniamo all'esempio di Thoreau: essendo costretto dallo Stato a pagare una tassa per una guerra di espansione degli Stati Uniti, si è opposto in virtù del motivo che, in quanto cittadino, non voleva rendersi complice di quell'atto aggressivo, non voleva arrecare un danno immotivato ad un altro popolo (1). Dunque, quando ci si sta per attenere ad una norma imposta dallo Stato bisogna chiedersi: l'azione che sto per compiere rispecchia quelli che io considero parametri morali universali? Di sicuro vi è un certo margine di soggettività nel rispondere a questa domanda, eppure è difficile negare come concetti qualil'amore, la pace, il rispetto reciproco e la libertà di pensiero facciano certo parte di un bagaglio morale comune a tutti gli uomini,
Fatta questa considerazione, bisogna comunque tenere presente del contesto storico-sociale in cui ci si ritrova ad agire e, soprattutto, se l'istanza di disobbedienza sia individuale o collettiva,

Precisato dunque in quali casi si possa/debba attuare della disobbedienza civile, ora passiamo all'azione: come si agisce per iniziare una lotta di disobbedienza civile?
Trattandosi di disobbedienza, ci si basa sull'assunto pratico della resistenza passiva: questa espressione apparentemente ossimorica rivela in realtà un'arma estremamente efficace. Abbiamo già detto che non collaborare è la massima protesta del cittadino nei confronti dello Stato. Se bisogna agire, si deve però tenere in considerazione che cosa stiamo combattendo. Per spiegarmi meglio ricorrerò ad un altro esempio, totalmente diverso dal primo, ma che ha ancora per protagonista un paladino della disobbedienza civile: Martin Luther King. Siamo nel 1955 a Montgomery, in Alabama; negli Stati Uniti vige ancora la segregazione razziale; in città la maggior parte degli afroamericani utilizzano gli autobus della Montgomery City Linee per spostarsi. Dal momento che quegli autobus erano, tra gli altri, luogo di discriminazione dei neri da parte dei bianchi (un nero era costretto a cedere il suo posto ad un bianco, se questo lo pretendeva), King decise di promuovere uno sciopero a tempo indeterminato, in cui tutti gli abitanti neri della zona si sarebbero spostati a piedi o con altri mezzi, finché non si fosse posto fine all'ingiustizia perpetrata dai bianchi sugli autobus. Così facendo, quella ditta di autobus sarebbe stata fortemente colpita dal punto di vista dei profitti, dal momento che la maggior parte dei fruitori era costituita da cittadini di colore. Ebbene, dopo 382 giorni di lotta ininterrotta, King e i suoi la spuntarono e costrinsero i bianchi a rispettare il popolo afroamericano, quantomeno sugli autobus. Questo esempio ci mostra come agire in situazioni analoghe: la strategia della sottrazione è ottima se vogliamo privare il nostro avversario di sostegno. Così come per far fallire un'azienda trasporti dobbiamo smettere di utilizzare i suoi mezzi, allo stesso modo per far fallire un provvedimento ingiusto di un governo dobbiamo privare lo Stato dei finanziamenti provenienti dalle tasse, costringendolo a tornare sui suoi passi.
La resistenza passiva è il concetto fondante della disobbedienza civile, eppure le forme della sua attuazione possono essere diverse:
  • Boicottaggio: come negli esempi di Thoreau e King, è una manovra che consiste nel privare un ente o un'istituzione del supporto finanziario e politico.
  • Sit-in: come suggerisce il nome, prevede la presenza fisica (il "sedersi") in luoghi in cui generalmente non è permessa la propria presenza; potremmo citare l'insediamento dei disobbedienti in edifici governativi o, nel caso della lotta alla segregazione razziale, l'ingresso e la permanenza delle etnie oppresse in edifici a loro preclusi.
  • Marce di manifestazione: questo tipo di azione prevede la presenza di un gruppo di persone che percorrono un tragitto, di solito nelle zone nevralgiche del luogo in cui si svolge, rendendo esplicite la loro protesta e le proprie eventuali richieste.
A questo punto occorre però fare una distinzione tra due tipi di disobbedienza:
  • La disobbedienza etico-individuale, quella che viene messa in pratica quando riguarda il singolo e la sua sfera morale. E' una lotta che riguarda la difesa di un principio che si ritiene non debba essere in alcun modo messo in discussione. Sebbene sia appunto una disobbedienza per principio, non è detto che essa non possa avere una qualche valenza sul piano pratico. La vicenda di Thoreau, in effetti, dimostra molto bene che l'exemplum individuale può influenzare grandemente le visioni successive.
  • La disobbedienza di gruppo organizzata, attuata da un'insieme di persone con un obiettivo comune. Sebbene anche in questo caso i principi da cui trae origine la protesta abbiano una certa rilevanza, in questo caso la finalità esplicita è quella di fare in modo che una data situazione di ingiustizia sociale cambi.
A questo punto sarebbe utile avere un quadro d'insieme di come si proceda, o si debba procedere, in una protesta basata sulla disobbedienza civile. In un mio precedente articolo (Martin Luther King e la Rivoluzione Gentile) avevo delineato un modello ideale e "ricorsivo" di lotta non-violenta all'autorità che agisce ingiustamente. Credo dunque che sia opportuno riportare quel modello anche in questo caso:



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