Decalogo per un'aspirante anarchico

I. L'autorità deve essere SEMPRE messa in discussione. Di qualsiasi tipo di istituzione si tratti, le basi su cui si fonda vanno sempre messe in dubbio. Ciò per due motivi:
I.I. Per un principio metodologico: ci si deve sempre chiedere quale sia la fonte del potere, sia per poterlo meglio comprendere, sia per verificare se esso sia da considerarsi legittimo.
I.I. L'autorità è tale perché ha la finalità di manipolare le coscienze e stabilire una società dalla struttura rigida o solo apparentemente mobile.
II. Non esiste alcun motivo auto-evidente per cui la società debba essere costruita attorno ad un seppur minimo nucleo di autorità. "L'anarchia è l'ordine senza potere".
III. Parallelamente all'autorità, anche le gerarchie da essa costruite vanno messe in discussione. La gerarchizzazione costruita sulla base dell'autorità  va rifiutata in toto. Quelle gerarchie non hanno nessun significato in sé e per sé, ma solo nel sistema di riferimento costruito dall'autorità.
IV. Il conformismo va estirpato. Luoghi comuni, consuetudini, leggi, morale tradizionale, non devono essere considerati vincolanti. Giusto e buono è ciò che è dettato dalla coscienza del singolo e dalla deliberazione dei molti.
IV.I Non è necessario trasgredire tutte le leggi. Quelle che sono condivisibili dal buon senso e che tutelano o favoriscono l'espletazione dei diritti umani fondamentali devono anzi essere rispettate e fatte rispettare.
IV.I Alle leggi considerate ingiuste bisogna disobbedire. 
V. Lo stato esiste per convenzione tra gli uomini. Essi stipulano un contratto in base al quale viene costituito un certo tipo di stato. Lo stato è un ente astratto, l'uomo è un ente concreto. L'uomo viene prima dello stato.
V.I. Essendo lo stato risultato di un contratto tra gli uomini, e non essendo tale contratto vincolante per (V), ogni uomo è libero di vivere al di fuori dello stato.
V.II. Gli uomini, quale collettività, hanno la facoltà e il sacrosanto diritto di abbattere lo stato in qualsiasi momento. 
VI. Gli stati non sono entità intrinsecamente ingiuste, ma solo non-necessarie.
VI.I. Anche la violenza e l'uso della forza sono mezzi coercitivi appartenenti allo stato. Essi non sono né necessari né giusti, pertanto non sono necessariamente contemplabili nella lotta anarchica.
VII. Esistono principi fondamentali da considerarsi al di fuori della mistificazione statale. Essi sono: l'amore, il rispetto della sensibilità umana, la libertà individuale, la libertà di ricerca e di fare scienza, la tutela del pieno sviluppo di tutte le facoltà fisiche e intellettuali dell'essere umano, la piena realizzazione delle aspirazioni umane. Questi principi non sono discutibili, e vanno pertanto accettati e rispettati senza riserve.
VII. I. Ne consegue che la miglior forma deliberativa è quella assembleare, democratica e liberale. A ciascun voto è attribuito il medesimo valore, ad ognuno è concessa piena libertà di pensiero e di espressione, nei limiti posti da VII. 
VIII. La lotta anarchica è individuale e universale. Essa può essere portata avanti da un singolo o da una collettività, che non ha connotazione "classista". 
IX. La possibilità di ogni uomo di poter prendere decisioni secondo la propria ragione e secondo la propria coscienza non deve essere impedita né dagli uomini né dagli stati. Se un uomo ritiene di essere privato di questa possibilità, egli deve opporsi all'entità da cui è impedito attraverso la disobbedienza.
X. Ogni principio esposto sopra può essere messo in discussione in qualsiasi momento e non ha valore assoluto. Quelle esposte sopra non sono 'leggi' ma sono principi concepiti secondo coscienza e razionalità. Non esistono principi giusti o corretti a priori, ma solamente principi atti a realizzare una visione del mondo che convenga a date necessità: la visione qui presentata è quella della libertà e della giustizia sociale, senza la mediazione di autorità e gerarchie.

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