Il conflitto di classe in classe: rilettura marxiana del rapporto discente-docente

Sappiamo che il sistema educativo è uno dei modi coi quali lo Stato esercita potere sui cittadini. La scuola statale altro non è che un mezzo coercitivo di indottrinamento di valori e nozioni che lo Stato ritiene imprescindibili. Ma è chiaro che questa imprescindibilità non è vera in sé e per sé, ma solo in quanto è ritenuto uno strumento essenziale di controllo sulle menti da parte delle élites.
Anche gli insegnanti, loro malgrado o no, sono elementi di controllo in mano allo Stato. Essi agiscono per conto e per vantaggio dello Stato. Il loro compito è quello di trasmettere determinate conoscenze e di assicurarsi che queste vengano assimilate in maniera efficace. Il sapere trasmesso nella scuola di stato non è il 'sapere universale' né la 'cultura', ma solo un modo di intendere il sapere e la cultura. Il sapere, la conoscenza, che non appartiene né allo Stato né a nessun altro, è la nozione astratta con cui designiamo l'insieme di nozioni che la mente umana può apprendere e interpretare.

Da un punto di vista marxiano, o anche post-marxiano, il sapere può essere equiparato all'insieme dei mezzi di produzione. Il docente è il 'braccio pensante' dello Stato, mentre la classe scolastica è sostanzialmente l'equivalente del proletariato sfruttato. Ciò che impedisce alla classe di giungere al possesso della sapienza è il docente stesso. Questi infatti, sottomette i discenti e ne controlla le menti, sottoponendoli a un processo di indottrinamento rigidamente inquadrato. I discenti non hanno la possibilità di far proprio il sapere e di sfruttarlo per trarne vantaggio, perché l'istituzione scolastica non permette a questi di avvicinarsi liberamente alla conoscenza e di controllarla. Al contrario, fanno in modo che i discenti si avvicinino alla conoscenza fino ad una certa soglia, oltre la quale i sottomessi divengono minacciosi per l'istituzione scolastica e per lo stato.

La lotta per il possesso dei "mezzi di sapienza" deve provenire dal movimento studentesco, con l'eventuale sostegno di insegnanti illuminati che siano consci delle dinamiche di sottomissione sottostanti al processo di scolarizzazione tradizionale. L'obiettivo della rivolta altro non è che quello di rendere gli studenti potenziali possessori di tutte le conoscenza accumulate dal genere umano, con il docente che diviene ora solo il mezzo attraverso il qualche il processo di apprendimento avvenga.

Rinvio ad un'ulteriore riflessione le conseguenze pratiche di un processo rivoluzionario all'interno della scuola.

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