Riflessioni napoletane

Di ritorno da un viaggio a Napoli, è stato quasi spontaneo per me prospettare di stendere qualche impressione sulla mia breve esperienza nella metropoli partenopea. Giacché, però, indugiare a descrivere le bellezze storico-artistiche e culturali della città sarebbe banale e credo anche inutile (chi si voglia informare a questo proposito dovrebbe rivolgere la mente a ben altre letture), pensavo che fosse più interessante mettere per iscritto ciò che Napoli ha significato per me, nei suoi lati di bellezza e anche in quelli deteriori.

L'impressione generale è che Napoli sia una città molto sanguigna, mi si passi il termine, ma anche piuttosto stratificata. Sanguigna perché non appena ci si trovi nel centro si capisce non solo che si tratta di una metropoli di considerevoli proporzioni, ma anche che questa metropoli è affollata, caotica, disordinata e rumorosa in maniera singolare. I viali, non troppo larghi, vengono percorsi da decine e centinaia di persone, a piedi, ma anche in motorino o in scooter. Inizialmente sono rimasto piuttosto spaesato e disorientato. Non nascondo che ho rischiato più volte di scontrarmi con uno di questi motocicli . E' qui nel centro che si respira la vera napoletanità. Il flusso di persone e cose reca con sé anche l'anima napoletana, negli atteggiamenti e nelle voci, nei gesti e nelle parole. Senza negare che i suoi abitanti siano calorosi e accoglienti, Napoli non è una città per tutti, nel senso che non tutti sarebbero in grado di vivere in questo clima e in questa atmosfera. Chi viene dall'esterno percepisce che si tratta di una città fiera e indomabile, e non può far altro che tentare di avvicinarsi ad essa nel modo meno conflittuale possibile.
Dicevo anche che Napoli è una città stratificata. Aggiungerei anche che è eterogenea. Racchiude al suo interno almeno tre o quattro anime. Il centro storico è il cuore della Napoli arcana e popolare. Qui si trova il fulcro della popolazione partenopea, e qui è anche concentrata una buona parte del suo patrimonio artistico. Così anche proseguendo verso la costa. Quando si giunge sul lungomare, tuttavia, si sente che qualcosa è cambiato. E non solo per il diverso ambiente. Ci si rende conto di essercisi spostati nella zona balneare e turistica, dove l'essenza napoletana si incontra e viene a patti con la clientela del turismo e della gastronomia. La Napoli marittima è forse più malleabile di quella centrale. Infine, limitandomi a quanto ho potuto vedere e osservare, spostandoci nel quartiere del Vomero si diventa consapevoli di quante trasformazioni possa vantare una stessa città. Qui è tutto più pacifico e ordinato. Si è lontani dal rumore e dall'affollamento centrale. E' come se in questo punto la città riposasse, quasi compensando la fatica di essere così grande, maestosa e popolata in altri quartieri.

Questa versatilità napoletana risalta poi anche dalla sua storia e dalle vicende che l'hanno coinvolta. Antichissima per storia, qui vi hanno vissuto scienziati e poeti, da Virgilio a Plino il Vecchio, da Giambattista Vico a Leopardi. E se lo spirito di Napoli è cattolico e devoto da sempre, è anche vero che proprio qui è sepolto il paladino dell'ateismo e della lotta alle illusioni, Giacomo Leopardi, nel Parco Vergiliano a Piedigrotta che domina con il suo altare incontrastato.

Ciò che Napoli mi ha raccontato di sé è che è una città orgogliosa, imponente, forte, a tratti anche impertinente. Vive nella modernità, eppure qui la modernità la si percepisce in maniera diversa, quasi che essa non abbia mai avuto la possibilità di penetrare appieno . La tradizione e la spiritualità sembrano ancora fattori saldi e caratterizzanti, difficilmente in grado di incontrarsi pacificamente con le istanze innovative provenienti dall'esterno. Il vero segreto di Napoli forse è questo: il fatto che ci sia una soglia che non si riesce a sorpassare, dalla quale possiamo vedere un fondo non ben definito, ma bellissimo e attraente. E' una bellezza che non si può capire, men che meno toccare.

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