La Bibbia parla dell'Inferno? (Parte 1)

Nell'immaginario comune, in particolare in quello cristiano,  vi sarebbe, nell'aldilà, un luogo in cui risiederebbero le anime dei peccatori, tormentate tra le fiamme in eterno. Recita infatti il Dizionario della lingua italiana "Sabatini-Coletti":
Nel cristianesimo, luogo della pena eterna che attende le anime dei peccatori non pentiti: bruciare nel fuoco dell'i. || figg. mandare qlcu. all'i., cacciarlo maledicendolo | soffrire le pene dell'i., passare attraverso molti travagli | va' all'i., nel l. fam., esclamazione d'insofferenza | d'i., terribile, micidiale: passare giornate d'i.
 L'esistenza di questa realtà ultraterrena, che non è accettata unanimamente all'interno della cristianità né dello stesso cattolicesimo ( è stata oggetto di discussione un'affermazione attribuita a Papa Francesco nel 2018, nella quale constatava che "l'Inferno non esiste", v. la fine dell'articolo), ha trovato invece ampia eco nella religiosità e nella superstizione popolari, oltre che in una vasta parte della letteratura (si pensi solamente alla Divina Commedia).
Ma l'Inferno, inteso come luogo riboccante di fiamme e atto a ospitare i tormenti eterni delle anime dei malvagi, trova riscontro nelle Scritture?
Cercherò di rispondere a questa domanda andando ad analizzare i testi originali dell'Antico e del Nuovo Testamento, per cercare di ricostruire da dove provenga la nozione occidentale di Inferno. In questa prima parte prenderemo in esame l'Antico Testamento.



"שאול", OLTRETOMBA O INFERNO?
Quello che talvolta viene tradotto come "Inferno" inteso come sopra corrisponde alla parola ebraica שאול (Sheol). Questo termine, che genericamente significa "oltretomba, aldilà, regno dei morti", indica la condizione della cessazione dell'attività fisica e mentale dell'uomo, in poche parole la morte intesa in senso biologico. Ma tale condizione non equivale a quella descritta dal nostro Inferno. Nello Sheol non vi sono anime coscienti e senzienti, e non subiscono pene e torture.
Come si è arrivati, dunque, dallo Sheol al nostro inferno? Il termine Sheol non è effettivamente tradotto in maniera univoca in molte bibbie. In base al contesto, esso viene tradotto semplicemente "aldilà, morte" oppure, con un arricchimento semantico indebito, "Inferno", appunto. E' chiaro che l'errore è tutto nella traduzione. Se gli autori che hanno composto i libri della Bibbia avessero voluto distinguere la morte intesa in senso letterale dalla condanna eterna dell'anima, non avrebbero certo usato la stessa parola per ambedue i sensi.
Finora ci siamo però limitati alla terminologia e al lessico, ma ora andiamo a leggere alcuni passi della Bibbia. Essi ci confermeranno che lo Sheol non è assolutamente l'equivalente dell' Inferno.
Prendiamo infatti Qoelet 9,10:
כֹּ֠ל אֲשֶׁ֨ר תִּמְצָ֧א יָֽדְךָ֛ לַעֲשׂ֥וֹת בְּכֹחֲךָ֖ עֲשֵׂ֑ה כִּי֩ אֵ֨ין מַעֲשֶׂ֤ה וְחֶשְׁבּוֹן֙ וְדַ֣עַת וְחָכְמָ֔ה בִּשְׁא֕וֹל אֲשֶׁ֥ר אַתָּ֖ה הֹלֵ֥ךְ שָֽׁמָּה׃ ס
Tutto ciò che la tua mano è in grado di fare, fallo con tutta la tua forza, perché non ci sarà né attività né calcolo né scienza né sapienza nel regno dei morti, dove stai per andare. (CEI 2008)
Cerca di compiere con molto impegno quel che riesci a fare quaggiù. Perché nell'aldilà, dove andrai, non si lavora e non si fanno progetti, non c'è né scienza né sapienza. (Interconfessionale)
Il testo ebraico recita בִּשְׁא֕וֹל (bi Sheol "nello Sheol") tradotto come "regno dei morti" o "aldilà". Oltre alla traduzione adottata, dobbiamo notare che questo versetto contiene anche la definizione di Sheol che avevamo già anticipato sopra.

Gen 37, 32-35: Giuseppe viene venduto dai suoi fratelli a dei carovanieri ismaeliti ; i fratelli, per nascondere la loro malefatta, consegnano a Giacobbe loro padre una tunica imbrattata del sangue di un capro,
וַֽיְשַׁלְּח֞וּ אֶת־כְּתֹ֣נֶת הַפַּסִּ֗ים וַיָּבִ֙יאוּ֙ אֶל־אֲבִיהֶ֔ם וַיֹּאמְר֖וּ זֹ֣את מָצָ֑אנוּ הַכֶּר־נָ֗א הַכְּתֹ֧נֶת בִּנְךָ֛ הִ֖וא אִם־לֹֽא׃ 33 וַיַּכִּירָ֤הּ וַיֹּ֙אמֶר֙ כְּתֹ֣נֶת בְּנִ֔י חַיָּ֥ה רָעָ֖ה אֲכָלָ֑תְהוּ טָרֹ֥ף טֹרַ֖ף יוֹסֵֽף׃ 34 וַיִּקְרַ֤ע יַעֲקֹב֙ שִׂמְלֹתָ֔יו וַיָּ֥שֶׂם שַׂ֖ק בְּמָתְנָ֑יו וַיִּתְאַבֵּ֥ל עַל־בְּנ֖וֹ יָמִ֥ים רַבִּֽים׃ 35 וַיָּקֻמוּ֩ כָל־בָּנָ֨יו וְכָל־בְּנֹתָ֜יו לְנַחֲמ֗וֹ וַיְמָאֵן֙ לְהִתְנַחֵ֔ם וַיֹּ֕אמֶר כִּֽי־אֵרֵ֧ד אֶל־בְּנִ֛י אָבֵ֖ל שְׁאֹ֑לָה וַיֵּ֥בְךְּ אֹת֖וֹ אָבִֽיו׃
32.Poi mandarono al padre la tunica con le maniche lunghe e gliela fecero pervenire con queste parole: "Abbiamo trovato questa; per favore, verifica se è la tunica di tuo figlio o no". 33. Egli la riconobbe e disse: "È la tunica di mio figlio! Una bestia feroce l'ha divorato. Giuseppe è stato sbranato". 34. Giacobbe si stracciò le vesti, si pose una tela di sacco attorno ai fianchi e fece lutto sul suo figlio per molti giorni. 35. Tutti i figli e le figlie vennero a consolarlo, ma egli non volle essere consolato dicendo: "No, io scenderò in lutto da mio figlio negli inferi". E il padre suo lo pianse. 
31. Allora scannarono un capretto, presero la veste di Giuseppe e la bagnarono nel sangue. 32. Poi la mandarono al loro padre con questo messaggio: "Abbiamo trovato questa veste: osservala bene e vedi se è quella di tuo figlio". 33. Egli la riconobbe e gridò: "E' proprio la veste di mio figlio! Una belva feroce l'avrà ucciso! Giuseppe è stato sbranato!".
34. Disperato, Giacobbe si stracciò le vesti, prese il lutto e pianse per suo figlio molti giorni. 35. Gli altri figli e le figlie tentarono di consolarlo, ma egli non volle lasciarsi confortare. Diceva: "Rimarrò in lutto finché morirò, fino a quando raggiungerò mio figlio nel mondo dei morti", e continuò a piangere.
Anche qui Sheol viene reso con inferi (nel senso di oltretomba) e mondo dei morti, e non avrebbe potuto essere altrimenti. Se per Sheol si fosse inteso qualcosa di diverso dall'esito naturale dell'esistenza di qualsiasi essere vivente (la morte), come avrebbe potuto Giacobbe sapere con certezza che suo figlio Giuseppe vi si trovi e che in futuro anche lui stesso sarà destinato a finirvi?

CONCLUSIONI
Come abbiamo visto, nell'Antico Testamento non v'è traccia dell'Inferno. Anche se abbiamo visto pochi esempi, il termine talvolta tradotto come Inferno, Sheol, ha una chiara connotazione che non viene mai definita come "luogo di tormenti eterni contornato dalle fiamme" e non compare mai con questa accezione nel testo originale.
Per il momento, dunque, sembra che la nozione di Inferno sia innovativa rispetto all'Antico Testamento. Nella seconda parte vedremo se tale innovazione risalga al Nuovo Testamento o se si tratti di una rielaborazione più tarda.

LINK ALL'ARTICOLO DI INTERNAZIONALE SULLE AFFERMAZIONI DI PAPA FRANCESCO RIGUARDO L'INFERNO: https://www.internazionale.it/opinione/gwynne-dyer/2018/04/03/papa-francesco-intervista-scalfari

Commenti

Post più popolari