La Bibbia parla dell'Inferno? (Parte 2)

Introduzione
Nella prima parte di questo articolo abbiamo condotto una ricerca linguistico-filologica sull'Antico Testamento per verificare se venisse utilizzato un termine per indicare il concetto di "Inferno" così come viene inteso nella religiosità popolare dell'Occidente cristiano. Abbiamo concluso che tale termine non esiste, ma che esiste un termine dal significato completamente diverso (שאול, "l'oltretomba, la morte") che nella tradizione biblica occidentale è stato talvolta abusivamente tradotto come Inferno.

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Oggi ci occuperemo delle Scritture greche, ovvero del Nuovo Testamento.

Ade, Tartaro e Geenna
In questo caso, la situazione è forse più complessa, in quanto abbiamo tre termini che si riferiscono al mondo dei morti:

1. Ἅιδης (Hádēs)

2. Ταρταρόω(Tartaroo)

3. Γέεννα (Geenna)

Analizziamo una ad una queste parole e la loro occorrenza nel Nuovo Testamento. La prima è presa a prestito dalla mitologia greca, nella quale l'Ade indica il regno dei morti. Nel Nuovo Testamento è utilizzato come traduzione per l'ebraico שאול (Sheol), come possiamo vedere in At 2, 25-28:
25 Δαυὶδ γὰρ λέγει εἰς αὐτόν· Προορώμην τὸν κύριον ἐνώπιόν μου διὰ παντός, ὅτι ἐκ δεξιῶν μού ἐστιν ἵνα μὴ σαλευθῶ. 26 διὰ τοῦτο ηὐφράνθη ἡ καρδία μου καὶ ἠγαλλιάσατο ἡ γλῶσσά μου, ἔτι δὲ καὶ ἡ σάρξ μου κατασκηνώσει ἐπ’ ἐλπίδι· 27 ὅτι οὐκ ἐγκαταλείψεις τὴν ψυχήν μου εἰς ᾅδην, οὐδὲ δώσεις τὸν ὅσιόν σου ἰδεῖν διαφθοράν. 28 ἐγνώρισάς μοι ὁδοὺς ζωῆς, πληρώσεις με εὐφροσύνης μετὰ τοῦ προσώπου σου.
25 Dice infatti Davide a suo riguardo:
"Contemplavo sempre il Signore innanzi a me;
egli sta alla mia destra, perché io non vacilli.
26 Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua,
e anche la mia carne riposerà nella speranza,
27 perché tu non abbandonerai la mia vita negli inferi
né permetterai che il tuo Santo subisca la corruzione.
28 Mi hai fatto conoscere le vie della vita,
mi colmerai di gioia con la tua presenza." (CEI 2008)

In questo caso si cita Sal 16, 8-11:

שִׁוִּ֬יתִי יְהוָ֣ה לְנֶגְדִּ֣י תָמִ֑יד כִּ֥י מִֽ֝ימִינִ֗י בַּל־אֶמּֽוֹט׃ 9 לָכֵ֤ן ׀ שָׂמַ֣ח לִ֭בִּי וַיָּ֣גֶל כְּבוֹדִ֑י אַף־בְּ֝שָׂרִ֗י יִשְׁכֹּ֥ן לָבֶֽטַח׃ 10 כִּ֤י ׀ לֹא־תַעֲזֹ֣ב נַפְשִׁ֣י לִשְׁא֑וֹל לֹֽא־תִתֵּ֥ן חֲ֝סִידְךָ֗ לִרְא֥וֹת שָֽׁחַת׃‪v‬ 11 תּֽוֹדִיעֵנִי֮ אֹ֤רַח חַ֫יִּ֥ים שֹׂ֣בַע שְׂ֭מָחוֹת אֶת־פָּנֶ֑יךָ נְעִמ֖וֹת בִּימִינְךָ֣ נֶֽצַח׃

Dove è presente per l'appunto la parola שאול, resa in greco con Ἅιδης. Ma l'Ade non può indicare l'Inferno, dal momento che traduce l'ebraico Sheol (vedi prima parte dell'articolo). E' evidente dunque che indica lo stato di incoscienza successivo alla cessazione delle attività vitali, la morte insomma.

Passiamo quindi a Tartaroo. Si tratta di un verbo, "gettare nel Tartaro". Ma cos'è il Tartaro? Nella mitologia greca, indica il luogo in cui Zeus imprigionò i Titani, che avevano osato ribellarsi all'autorità divina tentando addirittura di sopraffarla. Nella Bibbia, questa parola compare solo una volta, in 2Pt 2, 4:

Εἰ γὰρ ὁ θεὸς ἀγγέλων ἁμαρτησάντων οὐκ ἐφείσατο, ἀλλὰ σειραῖς ζόφου ταρταρώσας παρέδωκεν εἰς κρίσιν τηρουμένους
Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò in abissi tenebrosi, tenendoli prigionieri per il giudizio. (CEI 2008)

Dio punisce gli angeli che si sono a lui ribellati gettandoli nel Tartaro. Si tratta di una condizione di sospensione, riservata specificamente agli angeli ribelli, in attesa del giudizio finale. Si potrebbe pensare che, dal momento che l'Inferno è generalmente immaginato come luogo fiammeggiante popolato da demoni, questo sia il riferimento proprio a questo luogo. Ma se interpretassimo così questo passo, opereremmo una forzatura. Non vi è alcun riferimento a un "luogo di fuoco", ma ad una generica condizione di prigionia, riservata solamente agli angeli disubbidienti. Non si dice che questo sia il luogo destinato alle anime dei dannati, ma solamente che questo è il luogo di prigionia degli angeli in attesa del loro giudizio.

L'ultima parola è Geenna. Di fatto si tratta della trascrizione greca dell'ebraico גֵיא בֶן־הִנֹּם (Ge' Ben-Innom, lett. "Valle del figlio di Hinnom"), denominazione di una valle fuori Gerusalemme citata nell'Antico Testamento. Inizialmente deputata a luogo per lo svolgimento di sacrifici umani alla divinità Moloch da parte dei sovrani del regno di Giuda, secondo il racconto biblico venne in seguito distrutta per ordine di Dio e adibita a luogo di scarico e distruzione dei rifiuti. Fin da subito essa venne associata col fuoco, in quanto la distruzione continua dei rifiuti richiedeva la presenza costante delle fiamme. Da qui nasce il significato neo-testamentario della Geenna come luogo di fiamme e, secondo l'interpretazione cattolica tradizionale, luogo di eterna dannazione. Prendiamo a questo proposito alcuni passi del Nuovo Testamento. Leggiamo in Mc 9, 43:
Καὶ ἐὰν σκανδαλίζῃ σε ἡ χείρ σου, ἀπόκοψον αὐτήν· καλόν ἐστίν σε κυλλὸν εἰσελθεῖν εἰς τὴν ζωὴν ἢ τὰς δύο χεῖρας ἔχοντα ἀπελθεῖν εἰς τὴν γέενναν, εἰς τὸ πῦρ τὸ ἄσβεστον.
Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. (CEI 2008)
E ancora in Mt 18, 9:
καὶ εἰ ὁ ὀφθαλμός σου σκανδαλίζει σε, ἔξελε αὐτὸν καὶ βάλε ἀπὸ σοῦ· καλόν σοί ἐστιν μονόφθαλμον εἰς τὴν ζωὴν εἰσελθεῖν, ἢ δύο ὀφθαλμοὺς ἔχοντα βληθῆναι εἰς τὴν γέενναν τοῦ πυρός.
E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te. È meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna del fuoco. (CEI 2008)
Questi due passi hanno un alto valore figurato. I riferimenti al corpo umano (l'occhio, la mano) non vanno certo interpretati alla lettera (altrimenti la quasi totalità dei cristiani sarebbe monca o guercia!); allo stesso modo, perché dovremmo interpretare il fuoco della Geenna in maniera letterale? Dal momento che si cita un luogo deputato essenzialmente alla distruzione, è plausibile che il fuoco indichi la completa distruzione dell'anima e del corpo, piuttosto che la loro eterna dannazione.

Conclusione
Non si vuole certo sconfinare in ambito teologico e dottrinario, ma quel che emerge ad una lettura attenta della Bibbia nella sua versione originale è che essa non contiene la nozione di Inferno così come è stata tramandata nell'Occidente cristiano. Non ci sono riferimenti diretti ad un angoscioso luogo popolato da demoni e traboccante fiamme e tizzoni in cui le anime dei peccatori sono tormentate per l'eternità. Si tratta evidentemente di una costruzione successiva, risalente forse alla tarda antichità o ai primi secoli del Medioevo.

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