Filosofia del rock - Dal blues 'maledetto' al rock psichedelico

Abbiamo visto come il rock tragga le proprie origini dal rock and roll e dal blues. Se poi analizziamo l'esplosione del fenomeno del rock psichedelico, che ha il suo culmine nel 1967, vero e proprio annus mirabilis del genere, ci rendiamo conto di quanto siano forti i legami con il blues delle origini.
Il Delta blues è la prima forma di blues conosciuta dal grande pubblico. Suo protagonista assoluto era stato Robert Johnson, musicista e cantante morto a 27 anni e del quale si vociferava avesse venduto l'anima al diavolo in cambio di un'abilità musicale senza pari. Se la superstizione che aleggia sulla figura di Johnson ci interessa relativamente, possiamo comunque notare che i testi delle sue canzoni facciano riferimento ad una vita travagliata, difficile, sofferente. Di tanto in tanto, poi, fanno capolino riferimenti a 'diavoli al crocevia' o a 'riti voodoo'. Questi riferimenti, che molti leggono come allusioni al presunto patto siglato tra Johnson e il diavolo, sono invece secondo me riferibili ad una concezione particolare della musica. Il blues, insomma, non sarebbe solo un modo di riportare alla luce, musicalmente, le vicende anche più truci della vita ma offrirebbe l'occasione di ascendere ad un vero e proprio piano contemplativo, di osservare la realtà dei fatti da una posizione privilegiata. Le canzoni blues hanno riferimenti la cui interpretazione non può ridursi alla sola comprensione letterale. I riferimenti materiali riflettono in realtà condizioni interiori, stati d'animo e aspettative.
Il rock psichedelico cerca di riprodurre le condizioni in cui ci si trova quando, in seguito all'assunzione di particolari sostanze, si percepisce il mondo e le realtà in maniera nuova, diversa, più autentica. Non è facile a questo punto spiegare i legami tra il blues delle origini e il rock psichedelico. Se il blues già offre una visione privilegiata della realtà, scindendola in due piani (uno materiale, l'altro contemplativo), da dove nasce la necessità di moltiplicare la realtà in ulteriori dimensioni e da dove nasce il bisogno di indagare la realtà più a fondo? Le risposte a queste domande sono in realtà insite nelle domande stesse. L'impressione è che lo sviluppo degli strumenti elettrici ed elettronici, la scoperta degli effetti di feedback e di distorsione abbiano contribuito a rendere gli artisti consapevoli che la realtà non è duplice, ma molteplice. Non vi sono solo due piani di lettura, ma molti di più, forse infiniti. Lo scopo della psichedelia allora non è la conoscenza, ma la consapevolezza di tale complessità e infinità. La realtà, poi, sembra più simile ad una gomma malleabile che ad un cilindro dallo sfondo rigido. Sembra che si possa andare sempre più a fondo in questa realtà.
Questi che ho descritto sono però presupposti teorici e ideali. Gli artisti che vivono quest'epoca, non sempre sembrano consapevoli di cosa esattamente stiano creando o contribuendo a creare. E tuttavia c'è un flusso, una corrente che coinvolge individui e masse. Tale flusso è complesso e articolato, e ogni diversa manifestazione di esso merita un'analisi particolare.

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