IL FANTASTICO MR. FEYNMAN

Una volta ho letto questa frase: «Richard Feynman è il Jimi Hendrix della fisica». Ecco, per quanto possa sembrare eccessiva, essa tuttavia è eloquente e rende conto del carattere particolarissimo della vita, sia scientifica sia personale, del fisico statunitense.
Oggi ne vorrei parlare in modo abbastanza dettagliato, raccontando non solo i suoi contributi scientifici, ma anche la sua vita, i suoi interessi e le sue (dis)avventure.

VITA DI UNO SCIENZIATO CURIOSO
Richard Philips Feynman nacque a New York l'11 maggio del 1918. Il padre, Melville Arthur, stimolò la curiosità e l'intelligenza del piccolo Richard leggendogli i volumi dell'Encyclopedia Britannica e facendogli capire il funzionamento dei fenomeni naturali. Feynman, professionalmente un fisico teorico, mantenne comunque un atteggiamento pragmatico nei confronti del reale, volendo sempre "toccare con mano" anche le implicazioni più complesse della fisica: ebbe insomma una duplice indole da scienziato-ingegnere.
Studiò fisica dapprima al Massachussets Institute of Technology (MIT) e poi a Princeton, dove conseguì il dottorato. Durante il periodo di dottorato venne chiamato a lavorare al Progetto Manhattan per la realizzazione della bomba atomica che sarebbe stata sganciata dagli americani prima su Hiroshima e poi su Nagasaki.
Nel 1941 si sposò con Arlene, tragicamente morta di tubercolosi cinque anni dopo.
Dal 1946 Feynman iniziò l'attività di insegnamento presso la Cornell University, per poi spostarsi nel 1951 definitivamente al California Institute of Technology (Caltech).
In questi anni ebbe anche modo di viaggiare, visitando il Brasile, dove ebbe un significativo periodo di insegnamento, e il Giappone, dalla cui cultura rimase affascinato.
Il secondo matrimonio di Feynman fu con Mary Lou, dalla quale però si sarebbe poi separato. Infine, sposò Gweneth, dalla quale ebbe due figli.
A partire dall'inizio degli anni '80 sviluppò una rara forma di tumore, che lo avrebbe accompagnato fino alla morte, qualche anno dopo.
All'inizio del 1986 fu membro della commissione incaricata di indagare sul disastro dello Space Shuttle Challenger. Egli mise in luce la negligenza degli ingegneri della NASA, secondo lui materialmente responsabili dell'incidente.
Attivissimo nell'attività di insegnamento e di ricerca fino agli ultimi anni, morì prematuramente nel febbraio del 1988.

«DICK» FEYNMAN: IL FILOSOFO-NON FILOSOFO
Anche se Feynman avrebbe detestato essere definito un filosofo, in un certo senso lo era (come dichiarato anche dal suo amico Leonard Susskind). Non certo nel senso stretto. Non amava i "discorsoni" sui problemi della metafisica e dell'ontologia, e riteneva l'epistemologia una disciplina inutile per la scienza. Piuttosto, la sua curiosità per ogni sfaccettatura del sapere e ogni aspetto della realtà lo fanno assomigliare più ad un pensatore dell'antichità che a un filosofo moderno o contemporaneo.
Il suo atteggiamento schietto, diretto e ostinato lo rendono un filosofo buffo, dissacrante ma anche profondamente saggio.
A questo proposito, presento un episodio, narrato da Feynman stesso, che mette in luce questa saggezza "antica".
Una volta Feynman ebbe una conversazione con un imbianchino. 

Dopo aver incontrato un imbianchino, questo gli chiese «Quali colori userebbe per ottenere il giallo?», al che Feynman rispose «Senza usare il giallo? Non saprei».
«Per ottenere il giallo si mischiano il rosso e il bianco.»
«Ma scusi, non viene fuori il rosa?»
«No, il giallo.»
Feynman all'inizio gli credette, anche se con qualche reticenza.
«Deve trattarsi di una reazione chimica», disse Feynman, «Usa dei pigmenti speciali?»
«No, va bene qualsiasi pigmento. Vada al colorificio dell'angolo, compri due normali lattine di vernice bianca e rossa. Le mescolerò e le farò vedere come si ottiene il giallo.»
Feynman, avviatosi verso il colorificio, era piuttosto certo che non è possibile ottenere il giallo mescolando il rosso e il bianco. La cosa si stava trasformando in una specie di scommessa.
Una volta portati i barattoli, l'imbianchino cominciò a miscelare i colori, senza riuscire a ottenere un colore diverso da quello che si aspettava Feynman, ovvero il rosa. L'imbianchino continuava a miscelare, ma non riusciva ad ottenere il giallo.
«In genere avevo un tubetto di giallo, per ravvivarlo un po', e allora veniva bene.» borbottò ad un certo punto l'imbianchino.
«Ah ecco!», esclamò Feynman, «Se aggiunge del giallo ottiene il giallo, ma senza il giallo non le riesce!»
La morale che Feynman trasse da questo episodio è che, quando si ha un'idea, non bisogna temere che sia sbagliata, se quell'idea ha dalla sua parte delle ragionevoli argomentazioni (in questo caso, Feynman sapeva bene, avendo studiato gli effetti della luce per tutta la vita, che dalla miscela del rosso e del bianco viene fuori il rosa!).

FEYNMAN EDUCATORE
Non è così frequente che un fisico abbia qualcosa da dire in fatto di educazione. Non che la didattica in una disciplina come la fisica non sia importante, ma in genere non ci si sofferma troppo sulle questioni pedagogiche. La fisica è dura, richiede impegno e tempo. Sembra in generale che i fisici non propongano un metodo di studio. L'importante è che 'le cose funzionino'. Il come si arrivi al risultato è solo relativamente importante.
Feynman si allontanò decisamente da questa posizione, e anzi ebbe molto da dire in fatto di metodologia dell'educazione e dell'apprendimento non soltanto nell'ambito della fisica, ma di tutte le discipline scientifiche. Versato a uno stile di insegnamento che privilegiasse la curiosità e la sperimentazione al nozionismo, durante il suo periodo brasiliano Feynman ebbe modo di constatare l'assoluta inefficienza dell'istruzione universitaria scientifica brasiliana, imperniata esageratamente sulla memorizzazione. 
[Alla conferenza di fine anno tenuta presso il Centro per la ricerca fisica in Brasile] Proposi un'analogia con l'ellenista che adora il greco, e sa che nel proprio Paese ci sono pochi bambini a studiarlo. Invitato in un altro paese, scopre con somma delizia che tutti studiano greco, anche i bambini delle elementari. Assiste all'esame di greco di un laureando e gli chiede: «Quali erano le idee di Socrate sul rapporto tra Verità e Bellezza?». Lo studente non sa rispondere. Allora chiede: «Cosa dice Socrate nel Simposio?». Lo studente s'illumina e sciorina parola per parola, in greco perfetto, il discorso di Socrate. Ma nel Simposio Socrate sta proprio parlando del rapporto tra Verità e Bellezza!                                                                  La scoperta dell'ellenista è che gli studenti di quel Paese straniero imparano a pronunciare le lettere, poi le parole, poi le frasi, poi pagine intere. Sanno recitare, senza sbagliare, il discorso di Socrate, ma non ne capiscono il significato. Per loro, sono soltanto suoni. Nessuno li ha mai tradotti in parole comprensibili.                                Ecco cosa ho provato , quando ho visto come si insegna la scienza agli studenti in Brasile! [...]                                    Conclusi dicendo che non vedevo a cosa servisse un sistema di autoriproduzione nel quale si superano esami per insegnare ad altri a superare esami senza che nessuno impari mai niente. [...]
                                                                                                                  (Feynman 1985, pp. 218-219)

«IL FANTASTICO MR. FEYNMAN»: LO SCIENZIATO 
Ma l'ambito nel quale la versatilità, l'intelligenza e la curiosità si manifestò al massimo grado fu naturalmente quello della scienza e della fisica.
Stimolato a scoprire le leggi che regolano l'universo fin da bambino, come abbiamo visto, Feynman è stato uno dei fisici più originali della sua generazione e uno dei maggiori fisici dei quanti in assoluto.
Ma il Feynman geniale che avrebbe apportato novità sensazionali nella fisica quantistica non compare "tutto d'un pezzo". In realtà, ci fu un periodo della sua vita, non troppo lungo, in cui Feynman si sentiva a tutti gli effetti «bruciato». Non aveva idee, aveva perso la passione e sentiva di non avere ormai più speranza di entrare nell'albo degli "scopritori delle nuove leggi della natura". Ma un episodio casuale gli fece tornare la voglia di indagare all'interno delle leggi fisiche con quella ingenuità e apertura che avevano da sempre caratterizzato il suo temperamento.
Durante il primo periodo di insegnamento alla Cornell, Feynman, mentre era nella mensa universitaria, notò un ragazzo che lanciava un piatto in aria per scherzo. Osservando le oscillazioni del piatto, Feynman formulò una legge che spiegava il moto complesso di un piatto che oscilla in aria. Questa legge, che in realtà Feynman scoprì per puro divertimento, risvegliò il suo interesse per la fisica. 
Negli anni successivi, Feynman fondò, con alcuni collaboratori, l'elettrodinamica quantistica (QED), sostanzialmente un'applicazione della meccanica quantistica ai fenomeni elettromagnetici. Questa grande innovazione, e l'altissimo grado di precisione che questa nuova teoria presentava in termini predittivi, avrebbero condotto Feynman sulla strada per il Nobel (1965). 

Fonti e letture aggiuntive
Feynman, R. (ed. or. 1963), Sei pezzi facili, Adelphi Edizioni, Milano (edizione 2019).
Feynman, R. (ed. or. 1985), «Sta scherzando, Mr Feynman!» Vita e avventure di uno scienziato curioso, Zanichelli Editore, Bologna (edizione 2019).
Leonard Susskind: My friend Richard Feynman (Youtube)
The Fantastic Mr. Feynman (Documentario sulla sua vita)

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