Le scimmie e il linguaggio: un esperimento fallito.
Che cos'è il linguaggio? Come si è sviluppato nell'uomo? Il linguaggio umano è paragonabile a quello degli altri animali?
Queste sono solo alcune delle domande a cui il linguista tenta di rispondere.
In particolare, tra gli anni Settanta e Ottanta, psicologi, biologi e linguisti si concentrarono sul terzo di questi quesiti. Un ventennio prima si era formata, negli Stati Uniti, una scuola di pensiero gravitante attorno al linguista e filosofo Noam Chomsky (n.1928), teorico della 'grammatica generativa', una teoria linguistica che si propone di rendere conto dei meccanismi psicologici e biologici alla base della facoltà linguistica umana. Tale facoltà di linguaggio è, secondo Chomsky e i suoi allievi, prerogativa esclusiva dell'essere umano, e in quanto tale non è rintracciabile in nessun altro tipo di linguaggio animale. Ciò che gli animali possiedono è sì un codice comunicativo che permette loro lo scambio di informazioni ma non sarebbe in alcun modo, per complessità e implicazioni, paragonabile a quello degli umani. Questa visione era all'epoca in contrasto non solo col pensiero linguistico tradizionale vigente negli Stati Uniti (strutturalista di impronta bloomfeldiana e behaviorista), ma anche con l'opinione di un non trascurabile numero di biologi e antropologi, convinti che anche alcune specie animali, come le scimmie, potessero, in determinate condizioni riproducibili 'in laboratorio', apprendere 'meccanicamente' e riprodurre un linguaggio del tutto simile a quello della specie umana.
Nel 1979 un gruppo di ricercatori americani avviò un esperimento per dimostrare che Chomsky e i suoi erano nel torto, ovvero che anche alcune specie animali, in date condizioni, possono produrre un linguaggio complesso come quello umano. Il gruppo di ricerca allevò, dall'età di due settimane fino ai quattro anni, uno scimpanzè che venne chiamato Neam Chimpsky (con palese intento denigratorio nei confronti di Noam Chomsky).
Per quattro anni, quindi, il cucciolo di scimpanzé visse in una casa insieme ai ricercatori, che comunicavano tra loro e con lo scimpanzé esclusivamente attraverso il linguaggio dei segni americano (ALS). In poco tempo Neam arrivò ad apprendere 125 parole diverse in ASL. Un risultato sorprendente. Il problema si presentò, però, all'analisi dettagliata dalle frasi prodotte da Neam. Lo scimpanzè, infatti, dimostrava di non essere in possesso di una sintassi. Quale che fosse il contenuto della frase, essa poteva presentare la sequenza di parole in qualsiasi ordine (ad esempio, banana mangiare e mangiare banana), senza che ciò influisse sul senso complessivo dell'enunciato: è evidente, invece, che nelle lingue umane l'ordine e la disposizione delle parole svolgono un ruolo di primo piano ( si pensi all'inversione di soggetto che avviene in lingue come il francese o l'inglese quando si passi dalla frase affermativa a quella interrogativa ). Inoltre, qualora Neam usasse più di due segni, non cercava affatto di costruire frasi "strutturate" (l'uso di più segni serviva semplicemente a rimarcare un concetto, come in mangiare banana mangiare). Nel tentativo dunque di slegare la produzione linguistica degli scimpanzè da quei tratti che, per evidenti motivi di ordine fisiologico, non potevano essere da loro riprodotti (tratti fonetici e fonologici, dunque), i ricercatori hanno messo in luce che agli scimpanzè, così come a tutte le specie animali esclusa quella umana, manca la sintassi. Nella fattispecie, gli scimpanzè dimostrano di non essere in grado di sfruttare una delle peculiarità della sintassi umana nota come ricorsività. Essa consiste a) nella capacità di formare enunciati che, per mezzo di "incastri", sono potenzialmente di lunghezza infinita
Queste sono solo alcune delle domande a cui il linguista tenta di rispondere.
In particolare, tra gli anni Settanta e Ottanta, psicologi, biologi e linguisti si concentrarono sul terzo di questi quesiti. Un ventennio prima si era formata, negli Stati Uniti, una scuola di pensiero gravitante attorno al linguista e filosofo Noam Chomsky (n.1928), teorico della 'grammatica generativa', una teoria linguistica che si propone di rendere conto dei meccanismi psicologici e biologici alla base della facoltà linguistica umana. Tale facoltà di linguaggio è, secondo Chomsky e i suoi allievi, prerogativa esclusiva dell'essere umano, e in quanto tale non è rintracciabile in nessun altro tipo di linguaggio animale. Ciò che gli animali possiedono è sì un codice comunicativo che permette loro lo scambio di informazioni ma non sarebbe in alcun modo, per complessità e implicazioni, paragonabile a quello degli umani. Questa visione era all'epoca in contrasto non solo col pensiero linguistico tradizionale vigente negli Stati Uniti (strutturalista di impronta bloomfeldiana e behaviorista), ma anche con l'opinione di un non trascurabile numero di biologi e antropologi, convinti che anche alcune specie animali, come le scimmie, potessero, in determinate condizioni riproducibili 'in laboratorio', apprendere 'meccanicamente' e riprodurre un linguaggio del tutto simile a quello della specie umana.
Nel 1979 un gruppo di ricercatori americani avviò un esperimento per dimostrare che Chomsky e i suoi erano nel torto, ovvero che anche alcune specie animali, in date condizioni, possono produrre un linguaggio complesso come quello umano. Il gruppo di ricerca allevò, dall'età di due settimane fino ai quattro anni, uno scimpanzè che venne chiamato Neam Chimpsky (con palese intento denigratorio nei confronti di Noam Chomsky).
Per quattro anni, quindi, il cucciolo di scimpanzé visse in una casa insieme ai ricercatori, che comunicavano tra loro e con lo scimpanzé esclusivamente attraverso il linguaggio dei segni americano (ALS). In poco tempo Neam arrivò ad apprendere 125 parole diverse in ASL. Un risultato sorprendente. Il problema si presentò, però, all'analisi dettagliata dalle frasi prodotte da Neam. Lo scimpanzè, infatti, dimostrava di non essere in possesso di una sintassi. Quale che fosse il contenuto della frase, essa poteva presentare la sequenza di parole in qualsiasi ordine (ad esempio, banana mangiare e mangiare banana), senza che ciò influisse sul senso complessivo dell'enunciato: è evidente, invece, che nelle lingue umane l'ordine e la disposizione delle parole svolgono un ruolo di primo piano ( si pensi all'inversione di soggetto che avviene in lingue come il francese o l'inglese quando si passi dalla frase affermativa a quella interrogativa ). Inoltre, qualora Neam usasse più di due segni, non cercava affatto di costruire frasi "strutturate" (l'uso di più segni serviva semplicemente a rimarcare un concetto, come in mangiare banana mangiare). Nel tentativo dunque di slegare la produzione linguistica degli scimpanzè da quei tratti che, per evidenti motivi di ordine fisiologico, non potevano essere da loro riprodotti (tratti fonetici e fonologici, dunque), i ricercatori hanno messo in luce che agli scimpanzè, così come a tutte le specie animali esclusa quella umana, manca la sintassi. Nella fattispecie, gli scimpanzè dimostrano di non essere in grado di sfruttare una delle peculiarità della sintassi umana nota come ricorsività. Essa consiste a) nella capacità di formare enunciati che, per mezzo di "incastri", sono potenzialmente di lunghezza infinita
Federico conosce Sara.
Federico, che è amico di Marco, il quale è cugino di Filippo, che è il capitano della squadra di calcio della città, ... , conosce Sara.
Federico, che è amico di Marco, il quale è cugino di Filippo, che è il capitano della squadra di calcio della città, ... , conosce Sara.
e b) nella possibilità, legata alla capacità sopra descritta, di collegare due enunciati indipendenti in un'unica struttura secondo rapporti di causalità, contemporaneità, o anche solo coordinazione o relazione:
Gianni mangia.
Gianni guarda la tv.
Gianni mangia mentre guarda la tv.
Gianni guarda la tv.
Gianni mangia mentre guarda la tv.
L'esito di questa e di altre analoghe ricerche ebbe due esiti: in primis,diede di fatto il colpo di grazia a ciò che in linguistica sussisteva della scuola comportamentista; in secundis rafforzò le tesi della grammatica generativa di Chomsky, che nel frattempo si era andata modificandosi e che ancora si sarebbe evoluta fino ai giorni nostri.
Non intendo qui affermare che la grammatica generativa sia la teoria linguistica più adeguata per spiegare il linguaggio umano. Sicuramente, però, bisogna riconoscere come essa abbia portato il dibattito ad un altro livello, stimolando e spesso avviando nuovi settori di ricerca.
Non intendo qui affermare che la grammatica generativa sia la teoria linguistica più adeguata per spiegare il linguaggio umano. Sicuramente, però, bisogna riconoscere come essa abbia portato il dibattito ad un altro livello, stimolando e spesso avviando nuovi settori di ricerca.
Commenti
Posta un commento