Un altro capitolo nella storia del cinema psichedelico: Paura e delirio a Las Vegas
Quando parliamo di cinema psichedelico, non possiamo non citare un grande cult come Paura e delirio a Las Vegas (Titolo originale: 'Fear and Loathing in Las Vegas'), film del 1998 diretto da Terry Gilliam e con Johnny Depp e Benicio del Toro.
Si tratta di un film certo meno metafisico del precedentemente trattato More, complici anche il periodo totalmente differente in cui il film è stato realizzato e la trama. Il libro da cui è tratto il film, dal titolo omonimo (ma talvolta tradotto in italiano come Paura e disgusto a Las Vegas), è un fittizio report giornalistico (ma ispirato a vicende vissute dall'autore) steso dal narratore, alter ego dell'autore, Hunter S. Thompson.
Il soggetto e la trama: il giornalismo gonzo e l'aria 'indegna' di Las Vegas
Come detto, il soggetto è il libro di Thompson. Questo è un vero e proprio manifesto di quello stile giornalistico che viene chiamato gonzo. Senza entrare troppo nel vivo delle disquisizioni giornalistiche su quale sia la più accurata definizione per questo termine, diremo in parole molto povere che si tratta di un particolare stile che, anziché pretendere che il giornalista esponga i fatti (o presunti tali) in maniera neutrale, richiede che egli descriva la sua esperienza personale (fatta dunque di sensazioni, impressioni, percezioni) in relazione agli eventi che è incaricato di riportare. In un certo senso, dunque, l'inchiesta neutra viene declassata in quanto del tutto pretenziosa (esiste la descrizione oggettiva?), e viene data piena dignità all'impatto psicologico, emotivo e percettivo individuale dello scrivente.
Chiarita, anche se in maniera non esaustiva, la poetica di fondo dell'opera di Thompson, veniamo ora ai fatti della trama del film.
Negli Stati Uniti dei primi anni '70 Raoul Duke viene incaricato dal proprio giornale di stendere un articolo sulla "Mint 400", una gara motociclistica che si tiene a cadenza annuale nel deserto che attornia Las Vegas. Ad accompagnarlo sarà il Dr. Gonzo, suo avvocato, soggetto instabile e decisamente poco raccomandabile. L'intento evasivo dei due pelandroni è fin da subito evidente: i fondi stanziati per la spedizione vengono scialacquati nel noleggio di una costosissima vettura e nell'acquisto di droghe di tutti i tipi (un vero e proprio campionario psichedelico: dalla inflazionata marijuana fino agli acidi e alle metanfetamine). Tuttavia, nonostante il piano d'azione venga dai due steso fin nei più minimi dettagli, il loro viaggio prenderà pieghe sempre più inaspettate e inquietanti.
I messaggi del romanzo-film: la poetica gonzo e gli apici della vita
La "Piccola Enciclopedia Psichedelica"
L'edizione italiana del romanzo edita da Bompiani contiene, alla fine del romanzo, una "Piccola Enciclopedia Psichedelica" che offre descrizioni puntuali e particolareggiate di nomi, personaggi, e riferimenti che compaiono nel libro. Una parte di questa enciclopedia (quella riguardante le droghe) ha un riflesso abbastanza evidente nel film, dove vengono menzionate praticamente tutte le droghe descritte nel romanzo. Più che di psichedelia pura, si potrebbe parlare qui di ultrapsichedelia o di metapsichedelia, laddove la descrizione, talvolta decisamente forte, degli effetti delle varie droghe ha l'intento duplice di rappresentare gli stati di coscienza alterata, ma anche di dipingere dall'esterno la natura individuale e sociale di tutte le droghe, non solamente quelle psichedeliche, come l'etere o la cocaina.
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